Niente di straordinario non è altro che una raccolta di memorie, per condividere con i non musicisti il fatto che il nostro è un lavoro come un altro. Tutta l'umanità è artista, ma chi fa il nostro mestiere ha studiato ed è fornito di quegli elementi che occorrono a trasformare il mistero interiore dell'ispirazione in creazione.
Questa la racconto a beneficio di chi, conoscendo la storia, me l'ha espressamente chiesto.
Era il 1995, suonavo da alcuni anni al “Jazz Otto Club” il più importante jazz club di tutti i tempi nella città di Napoli.
Una sera io avevo bevuto molto più del normale. Ero cotto. Verso le 01.30 entrò Edoardo Bennato nel club. Mi stava cercando. Appena mi vide, disse: "- Ah! Stai col contrabbasso? Va bene, fa lo stesso, vieni con me"
Avevamo finito di suonare. Salutai i miei amici, caricai lo strumento in auto e lo seguii.
Mi condusse ad uno studio di registrazione e mi spiegò che, quella notte, avrei registrato per il suo disco “Se son rose fioriranno”. Solo in quel momento, ricordai d'aver dimenticato il mio sgabello al club (io suono solo da seduto), ma non volevo creare problemi, bastava già il fatto che avessi bevuto e che non mi reggessi in piedi.
Soluzione? Tolsi tutti i cuscini dai divani e li misi a terra nel gabbiotto di registrazione, mi stesi sui cuscini e misi il contrabbasso sulla pancia.
Sistemarono i microfoni e partirono i click di registrazione.
Non c'erano spartiti. Dovevo memorizzare e registrare. Alcuni brani furono composti e registrati quella stessa notte. Ai testi ci stavano pensando Eugenio Bennato e Patrizio Trampetti (l'autore del testo di “Un giorno credi”).
È vero, avevo bevuto ma, quando guido e quando suono sono concentratissimo e non c'è alcool che tenga.
Alle 6,00 del mattino, sobrio, tornai a casa.
Aldo Perris
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