Ho iniziato a suonare il sassofono nella banda del mio paese intorno agli 11 anni, storia comune a tanti musicisti della provincia, e me ne sono subito innamorato. Anzi, era già da tempo che questo amore era nato, infatti lo corteggiavo fin da bambino, portando con me la piccola armonica a bocca, un regalo preziosissimo di mia nonna, e lo spiavo mentre passava suonato da qualcuno in mezzo alla banda durante la processione del patrono.
Ero attratto dal suono indefinito, vario e misterioso di questo contorto tubo di ottone dorato. Sognavo così tanto di poterne averne uno che, arrivato alle scuole medie, suonavo il flauto dolce con la testata al contrario, rivolta verso il basso, così da poter assomigliare all’imboccatura del sassofono. Era il mio sax immaginario.
Quello vero arrivò di lì a poco, 370.000 lire pagate dai miei in quattro cambiali, quattro “farfalle” come venivano comunemente chiamate, sicuramente non leggere per la mia famiglia, come il leggiadro lepidottero. Appena montato, non conoscendo ancora le posizioni dello strumento, iniziai a suonare Rock Around The Clock ma qualcosa non funzionava perché per quanto simile al flauto dolce aveva qualche posizione delle dita sui tasti che non corrispondeva. Una nota in particolare “stonava” in mezzo al quel mio primo acerbo starnazzare, era quello che a posteriori avrei conosciuto come un multifono.
Ed era proprio quello il motivo che suscitava la mia curiosità e l’attrazione nei confronti di questo strumento. Quel suono così unico e complesso, riconoscibile ma mai uguale, conteneva un indizio da seguire, una indicazione per una strada che doveva essere assolutamente percorsa.
Così, attraverso il sassofono, è iniziato il mio viaggio alla scoperta della musica, di tutta la musica, percorso che mi ha portato ad incontrarla sia negli aspetti più effimeri che in quelli più profondi e sostanziali. Senza nemmeno accorgermene è diventato un lavoro che mi ha portato a fare le esperienze più disparate, ad incontrare persone, musicisti, artisti delle estrazioni e provenienze più varie e sempre ho cercato di imparare da tutti qualcosa.
La ricerca di quel “multifono” che è contenuto nelle profondità dell’arte e delle cose della vita è sempre stata ed è la mia spinta propulsiva. Spesso le cose non si raggiungono con semplicità ed all’essenza spesso si può giungere con un percorso tortuoso e fatto di curve, un po’ com’è, contorta e piena di rimandi, la struttura di un sassofono.
Nel mio percorso ho suonato veramente di tutto, dal jazz alla musica contemporanea, musica leggera e musica latina, musica etnica e popolare e blues; ho scritto musica per la danza e per il teatro, ho suonato in diverse trasmissioni televisive come orchestrale sia in Rai che in Mediaset. Tra le tante, cito soltanto alcune collaborazioni o partecipazioni che ritengo essere state le più significative per i motivi più disparati, senza nessun tipo di ordine, né cronologico né di importanza né emozionale: Tullio De Piscopo, Ettore Fioravanti, Francesco Di Giacomo, Rocco Papaleo, Fiorello, Umberto Bindi, Wilma Goich, Gianni Nocenzi, Pantarei, Amii Stewart, Teresa De Sio, Stefano Masciarelli, Renato Serio, Aldo Bassi, Francesco Mazzeo, Alessandro Gwis, Marco Siniscalco, Orchestra Nazionale di Jazz dell'Amj, Saint Louis Supersax di Gianni Oddi, B.O.B. Big Band diretta da Gianni Oddi e Doriano Beltrame, Al Corvini Big Band, Sband’Atina diretta da Giancarlo Schiaffini, Davide Grottelli “Echoes” Trio, Sal Genovese, Franco Micalizzi, Enrico Cremonesi, Emanuele Friello, Leonardo Gensini, Sylvano Bussotti, Claudio Lugo, Debora Parker, Henry Brown, Piccola Orchestra Meridiana, Ensemble Pentarte, Logos Ensemble, Otomo Yoshihide, Elliott Sharp, Nour Eddine Fatty. Trasmissioni televisive tra le quali: Reality Circus, Notti sul Ghiaccio, Uno Mattina, Usa la Testa, Stella Gemella, Il più Grande Spettacolo dopo il Week End
Orchestrale in teatro in musical come: Hairspray, Billy Elliot, Alta Società, La primavera romana della signora Stone.
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